Piero Mataresi

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Fabbricotti - San Jacopo

L’anima del San Jacopo

Piero Mataresi nasce 08/03/1946, durante la Festa della Donna, a San Jacopo e più precisamente al primo piano di Via della Pieve N°25. Suo padre, Amedeo Mataresi, vogò al Palio del 1933 con l’armo bianco-verde classificandosi al terzo posto in 10’13” dietro al Borgo Cappuccini di Agide Carnevali e al San Giovanni che si aggiudicò la gara. Famiglia San Jacopina Doc dunque.

Da sempre amante delle gare tradizionali dei gozzi, Piero entra nel mondo del remo nel 1969 e già nel 1971 si classifica, con il suo San Jacopo, secondo al Palio Marinaro dietro all’Antignano. Questa la rosa vogatori: timoniere Oreste Baccicalupo, Enrico Puggelli, Angiolo Ferri, Ennio Bardocci, Piero Mataresi, Giuliano Germani, Roberto Guidetti in 13’04”59. Nel 1973, l’anno dei nuovi gozzi a dieci remi dove al Palio la fa da padrone il Sorgenti di “Peo” (Orfeo Mattei), Mataresi, con le vecchie imbarcazioni a quattro vogatori, ottiene un terzo posto. In quella gara la Stazione non si presenta alla partenza, per divergenze con gli organizzatori, in merito all’imbarcazione troppo vecchia e logora. L’equipaggio del San Jacopo nel 1973: timoniere Ivano Salvadori, Alfredo Salvadori, Massimo Carnevali, Piero Mataresi, Alberto Puccinelli.

Nel 1975 Piero smette di vogare e si allontana dalla sezione nautica. Nel 1999 la sezione nautica lo chiama a far parte della dirigenza e Piero, a cui scorre sempre il sangue bianco-verde nelle vene, accetta di buon grado. In quell’anno il San Jacopo ottiene un bellissimo trittico e di conseguenza anche il tanto sospirato dieci remi. Da quell’anno il nostro personaggio non lascerà più la cantina. Divide il suo tempo tra la sezione nautica e la FIBS (Federazione Italiana Baseball Softball) di Tirrenia. Il baseball è uno sport di cui è molto appassionato.

L’ho incontrato nella “sua” cantina sugli Scali delle Pietre tra l’Avvalorati e Venezia. «Come vedi – mi dice – sono sempre al pezzo. Mi hanno fatto vicepresidente, mentre il presidente è Paolo Bruno. Ma in realtà svolgo la stessa mansione che svolgevo prima: il cantiniere, e lo faccio con passione. Il mio periodo più bello con il San Jacopo è stato nel 2004 quando vincemmo tutte le gare, minori, dalla D’Alesio alla Santa Giulia, mentre nelle tre gare più importanti ottenemmo due secondi posti, alla Barontini e al Palio, mentre alla Risi’atori arrivammo terzi. Grosso modo fu così anche nel 2005».

Quando ci siete entrati in questa bella cantina? «Fu nel 2004 quando il presidente era Loredano Scardigli, è lui che si interessò per averla. Quando la liberammo dalle moltissime macerie, di cui ne era piena, trovammo materiale militare della seconda guerra mondiale: zaini, maschere antigas, elmetti ecc. Pensa te da quanti anni era in quelle condizioni. Ci lavorammo molte settimane con tantissima fatica. Giunti quasi alla fine del lavoro ci accorgemmo che i mattoni del pavimento erano macchiati di nero. Venimmo a sapere che la cantina seicentesca, oltre ad essere adibita per raccogliere le svariate merci, vi si costruivano cordami di canapa, ne testimoniano le numerose tracce di pece impresse nei mattoni originali. Infatti non ci hanno dato il permesso di rivestire il pavimento con altri materiali».

Ad un certo punto Piero mi dice: «Lo sai che anche mio nipote, Samuele Bertoncini, classe 2001, si allena con noi perché fa parte del Mini Palio? Spero tanto che prenda la passione per questo sport, la stessa passione che ci metto io tutti i giorni quando entro in cantina. Una passione che non mi ha mai abbandonato. L’unico mio rammarico – conclude Piero – è quello di non avere altre persone a darci una mano in cantina. Quando io e Paolo, il presidente, per qualsiasi motivo, abbandoneremo la cantina, chi porterà avanti tutto quello che abbiamo costruito con passione e sacrificio?».

Articolo di Carlo Braccini 29/09/2016

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