Orfeo Pedani
Vogatore del gozzo dell’E.C.A.
Si è spento all’età di 83 anni Orfeo Pedani ex portuale, che negli anni sessanta era stato uno dei protagonisti delle glorie del gozzo rossobianco del Venezia conquistando il Palio Marinaro per tre anni consecutivi e nel 1963 quello del Centenario di Pietro Mascagni. «Era lui – racconta Otello Chelli, cantore dell’epopea del rione – la colonna portante di quell’equipaggio che nel libro sulla storia gloriosa della Cantina veneziana viene così ricordato: “ I pochi veneziani rimasti, capaci di resistere alle lusinghe esterne, favoriti dal fatto di avere mantenuto case non coinvolte dalle trasformazioni della ricostruzione, si arroccarono cercando di salvare le tipicità del carattere veneziano“. A rimanere furono i Pedani, i Savi, la famiglia di “Ri’ottina” Suardi con Gigi, i Lorenzini, Taddei, Corradi, Politi, Betti, Vivaldi, che cercarono quasi disperatamente e caparbiamente, di rimettere in piedi una ciurma capace di affrontare al meglio il Palio Marinaro mantenendo le proprie tradizioni».
«In questo furono sostenuti da molti veneziani doc che si erano trasferiti altrove e anche da quelli che, come Artemisia e Alberto Chelli, detto Pepe Nero, Olga Lenti, la Zulma e altri, abitavano nelle baracche della Fortezza Nuova. Nacque così – aggiunge Chelli – l’indimenticato “Gozzo dell’Eca”, così chiamato a causa della paurosa magrezza degli atleti che si diceva pranzassero abitualmente col “bombolotto” dell’Ente Comunale Assistenza. Dieta, integratori, supporti vitaminici, niente di tutto questo: solo il famigerato “bombolotto” che emanava un odore caratteristico, fra l’altro assai conosciuto dai livornesi.
Si trattava di un equipaggio composto da soli residenti in Venezia, così voleva lo Statuto, in quegli anni alquanto anacronistico, viste le situazioni create dalla distruzione di interi quartieri, su tutti la Venezia. I giovani vogatori, e fra loro Orfeo Pedani, come figura di riferimento, vennero prescelti l’anno prima e allenati con capacità e caparbietà da Umberto Marconcini (detto Uccellino) e dal “Ballero”, uno scarronzone del celebre “otto” fuori scalmo di Los Angeles: riuscirono a compiere un autentico miracolo riportando in auge i rossobianchi contro ogni pronostico.
I cantinieri Ciondolo, Beppone Rondina, Niccolo, Cesarino Gallinari, Norge e Ardito Brogi, completarono l’opera riuscendo a ottimizzare remi e barca, impegnandosi anche nella raccolta di fondi. Un equipaggio esile, magro, poco considerato dai grandi del pronostico, gli “intenditori” che dimenticavano quale carattere fossero capaci di strappare fuori dalla loro anima i veneziani orgogliosi come nessun altro e la ciurma espresse armonia, affiatamento, senso della fraternità tanto che nel percorso gara “simulato” cronometrato al Braccio del Vestrini, il tempo registrato accrebbe l’entusiasmo silenzioso della Cantina.
Il 18 agosto fu il fatidico giorno della verità. Il Venezia era in boa 5, l’Antignano alla 1, il Borgo Cappuccini alla 2, il Pontino alla 3, Shangai alla 4, Ardenza alla 6, Rione Centro (Mercato) alla 7, Colline alla 8. A distanza di tanti anni da quei giorni di gloria marinara, una vera folla si è radunata per l’ultimo saluto a Orfeo Pedani e intorno a sua moglie e ai figli, nella “Sala del Commiato”, alla Cremazione: erano presenti molti volti delle nostre gare remiere e una Venezia di ieri e di oggi. La vittoriosa ciurma del gozzo dell’Eca del 1957: timoniere Marino Carnevali, Nedo Pedani, Orfeo Pedani, Sirio Lomi, Oscar Savi, Mauro Gonnelli, Ferdinando Avanzoni, Armando Benetti, Nedo Betti, Sirio Mazzantini, Lorenzo Calvetti, Aldo Rossi, Angiolo Montagnani, Nedo Vaiani, Armando Savi, Disma Magagnini.
Articolo de “Il Tirreno” 2 marzo 2015