Francesco Meoni
In onore e in memoria del fratello Luigi
Il 24 novembre del 1998 in un incidente stradale perse la vita mio fratello Luigi Meoni, aveva solo 17 anni e a quel tempo vogava nell’Ovo Sodo. Aveva tutte le carte in regola, oltre ad un fisico statuario, per poter far parte di qualche pagina del futuro del Palio, ma il destino se lo è portato via… Io avevo 12 anni, di botto capii e sentii dentro di me che dovevo in tutti i modi onorarlo, e l’unico modo era diventare un vogatore. Iniziai nel 1999 ed essendo ancora troppo piccolo per i gozzi mi buttai nel canottaggio e più precisamente nell’Unione Canottieri Livornesi.
Venivo da uno sport nobile come il rugby, ma per chi mi conosce sa che la mia strada non è stata facile, perché a differenza dei miei compagni, tutti di una stazza normale per quell’età, io pesavo quasi 130 chili, ero come un pilone di cemento, però la volontà c’era e partii. Ho avuto come allenatori i migliori che ci sono stati a Livorno, (Massimo Biondi, Marco Marconcini, Michele Menicagli, Riccardo Nannipieri, Giacomo Rutilio ecc..) tutti campioni del canottaggio livornese, però ci fu uno di loro che un giorno mi disse “Dimagrisci, insisti e arriverai ad alti livelli, Francesco”. Era Massimo Biondi un campione sia nello sport che nella vita…
Tra alti e bassi arrivai agli inizi del 2004, quasi tutti i miei amici avevano smesso, allenatori compresi, ormai lo stimolo era lontano, era arrivata la voglia di smettere, ma una chiamata mi fece fare la svolta della mia vita sportiva: mi squillò il telefono, era Alessandro Migliaccio, a quel tempo allenatore della Sodini Nilo a Pisa e allenatore della Nazionale Femminile Italiana di Canottaggio: “Francesco, mi ha dato il numero di telefono tuo cugino – mi disse – vuoi provare a partecipare ai mondiali under 23? Magari anche vincerli? Sei disposto a fare per filo e per segno tutti i programmi e gli allenamenti che ti dirò?”. Beh, la mia prima reazione fu una risata come per dire “ma mi hai visto Alessandro? sono 100 kg”. Comunque, accettai e quella fu la svolta…
In tre mesi arrivai a pesare 73kg, mi sentivo invincibile, iniziai le prime gare del 2005, quelle regionali, e le vinsi a oltranza. Arrivò la prima nazionale e mi qualificai 5° in finale contro i mostri sacri che anni dopo segnarono pagine di storia del canottaggio; avevo una barca vecchia ed ero sicuro che per la seconda chiamata in nazionale mi sarei giocato il podio. Nei test sul remoergometro dei 4 x 4.475 arrivai secondo in Italia dietro a un certo Montrone (pluricampione e olimpionico), era tutto bellissimo un sogno che diventò realtà, come un bruco che diventa farfalla. Il treno della nazionale si fermò davanti a me bastava salirci ed era fatta… ma il destino volle che quel treno non lo prendessi, mi infortunai ai tendini della caviglia, erano appesi ad un filo… addio raduno, addio nazionale…
Il sogno svanì. Provai a rimettermi il prima possibile, ma varie ricadute me lo impedirono, poi una mattina mio padre mi disse “Francesco da domani vai a lavorare”. Da lì mi rassegnai ma dopo una breve comparsa nel Benci Centro, dove mi allenavo per il canottaggio e dove vogò mio fratello, nell’estate del 2005 ricevetti una telefonata, era il Venezia! La Juventus del Palio, da quel giorno diventò la mia seconda famiglia, montai subito sul gozzo e divenni titolare, era il 2006 e dopo 10 anni il Venezia rivinse la Coppa Risi’atori, fu la mia prima vittoria… nel 2007 vincemmo un’altra Risi’atori, il 2008 fu un disastro… la svolta fu nel 2009, quando insieme a Matteo Pedani, ad Alessio Baldacci ed a qualche altro vecchio compagno, ci guardammo negli occhi e con Fabrizio Pedani decidemmo che era giunta l’ora di scrivere le pagine di storia del Palio, e così facemmo.
Poi, per 2 anni, allentai la presa e nel 2015 decisi di fare il 4 senior e l’anno successivo provai a partecipare alla gara delle Repubbliche Marinare, ne feci 2 una nel 2016 ad Amalfi, gara al cardiopalma, primi per tutta la gara perdemmo al fotofinish e nel 2017 a Pisa dove arrivammo secondi per una corsia sbagliata: lì le correnti decidono la gara. Nel 2019 con i miei compagni veneziani vincemmo il trittico con record al Palio Marinaro, e siamo arrivati al 2020, l’anno della pandemia globale. A marzo, come altri miei compagni, mi allenai dentro casa sul remoergometro, con 0 prospettive di gare e con 0 risposte alle nostre domande da parte dei responsabili del Palio, decisi di smettere… per me era impensabile dopo 3 mesi in casa con un bimbo di 3 anni, ripartire a fine estate, anche se ci fosse stato il via a fare le gare, prima c’era la famiglia. Ad oggi ho deciso di prendermi tempo in attesa della nascita della mia principessa, mi dedico alla famiglia, la vita è lunga, un domani vedremo.
Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno che avrebbe ridato il via al Memorial Lubrani – Meoni, organizzato grazie alla cantina del Benci Centro “Ovo Sodo”, che tutti gli anni organizzava la gara in ricordo di mio fratello e di Carlo Lubrani, il Covid ce l’ha fatta rimandare, ma nel 2021 sarà sicuramente più bello. Per ora 21 anni di voga bastano, vedremo in futuro. Viva il Palio Marinaro e Viva il Venezia, sempre!
Questo è il mio palmares delle gare remiere più importanti:
11 Risi’atori,
5 Pali e 5 Barontini.
Tot 4 trittici
Articolo di Francesco Meoni – ottobre 2020