Lidio "Ilio" Ageno

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Borgo Cappuccini

Figlio di una stirpe di Risi’atori

Una complicatissima storia di parentele segnate da almeno due tragedie, una tenacia ai limiti dell’inverosimile, l’amore per lo sport ed i giovani: si può compendiare la vita di Lidio (o anche Ilio) Ageno, per parte di madre discendente da una nota famiglia di Risi’atori, i Lilla. Lidio se n’è andato a 79 anni, dopo una lunga malattia, il 16 dicembre dello scorso anno, lasciando la moglie Annamaria Perullo e i figli Manlio (a sua volta vogatore vincente del Borgo Cappuccini) e Marisa, entrambi Medici. Nato il 15 febbraio del 1929 da Manlio Ageno, detto Schezze (Scheggia), e da Fortunata Lilla, figlia di quel Silvio che morì pugnalato in via Grande, fin da ragazzino (a 10 anni) andava in Cantiere a fare lo scaldachiodi.

E in Cantiere sarebbe rimasto fino alla pensione. I tratti salienti del carattere di Lidio, che per molti anni ha abitato con la famiglia in via Cupido ed era amico fraterno di Ghighe Langella tanto da portare con sé al cinema il fratello più piccolo di questi (pure lui Lidio, ma detto “occhi”) . A detta di chi lo ha conosciuto era dotato di un’incredibile tenacia: non si tirava mai indietro ed era pronto a raccogliere qualsiasi tipo di sfida sportiva. Però era anche schivo ed introverso visto che quando otteneva un successo o portava alla vittoria i suoi ragazzi non partecipava ai festeggiamenti, ma preferiva godersi la vittoria in casa, insieme alla moglie Annamaria. E ad Annamaria è legata la seconda tragedia di questa famiglia visto che, vide morire il padre in ospedale ed il cugino Emilio, di soli 18 anni. Erano saltati in aria su una mina con il peschereccio “Vincere”, al largo di Castiglioncello. Tenacia e senso del privato però si fondevano quando faceva da allenatore ai giovani.

Il suo rapporto con i ragazzi della leva del remo era ottimo tanto che fu lui ad aprire la strada alle nuove leve del Borgo (Massimo Pessi, Massimo Crovetti, Fabio Gambini, Maurizio Grassini, Sergio Di Natale) dopo che, nel 1975, la cantina bianco-nera era stata praticamente rifondata da lui, Antonio Perullo, cugino di sua madre, Vincenzo Perullo, fratello di sua madre, Mario Lomi, Mauro Leonardini, Cesare Liperini, Ferdinando Malacarne e Franco Perullo, figlio di Antonio. Nel febbraio del 1978 ha la capacità di portare alla vittoria contro equipaggi ben più titolati, nella prima e ultima Coppa dedicata dedicata ad Agide Carnevali, il mitico timoniere di Borgo Cappuccini, il quattro formato da Massimo Pessi, Maurizio Grassini, Massimo Crovetti, e Fabio Gambini. Quella di utilizzare quattro giovanissimi nella gara che si svolse davanti agli scali Novi Lena fu una vera e propria scommessa. Lidio li costrinse ad allenarsi nel canale Battaglia sia la mattina dalle 5 alle 7 prima che si recassero a scuola o al lavoro, sia nel pomeriggio, ma riuscì a portarli alla vittoria.

Ma non era sempre stato timoniere visto che si registrano tre partecipazioni al Palio, dal 1952 al 1954, come rematore, per Barriera Roma (due anni) e per Colline. Nel 1952 l’equipaggio appena costituito con Jacopo Mazzantini timoniere, Gianfranco Mussio, Marcello Nuti, Nunzio Perullo, Corrado Napoleone e Lidio Ageno venne eliminato in batteria; l’anno dopo Barriera Roma (timoniere Angiolo Ambrogi, Marcello Nuti, Mario Lomi, Lidio Ageno, Alessandro Volpi, riserva Nunzio Perullo) venne di nuovo eliminata in batteria dove aveva comunque conseguito un buon terzo posto. Nel 1954 sale sulla barca del Colline che vince la gara a quattro remi e viene promosso ai dieci dove l’anno successivo arriverà sorprendentemente secondo.

Articolo di Alberto Gavazzeni

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