Ferdinando Avanzoni
Un veneziano Doc e il gozzo dell’ECA
Ferdinando Avanzoni, veneziano Doc, nasce il 16 giugno del 1934 in quella Venezia che si è persa nel tempo, quella vera, quella fatta di rumori e mille odori, specialmente quelli della pece che serviva ai vari maestri d’ascia e calafati per costruire o riparare navicelli e imbarcazioni. Viene alla luce all’interno di una cantina posta sugli Scali del Monte Pio e come la maggior parte dei veneziani, non ancora maggiorenne, lavora nel vicino porto. Nel 1954 voga con il gozzo a 4 remi dell’Avvalorati, risorto proprio in quell’anno dalle ceneri del Mitico “Norge”. Con i “chicchi di menta” si classifica al terzo posto gustando per la prima volta la pedana del podio. L’anno successivo passa all’Ovo Sodo di cui è presidente Afredo Casali: “sindaco” del rione bianco-giallo.
Intanto il Venezia si aggiudica i primi tre Pali del dopoguerra: 1951, 1952 e 1953 assicurandosi l’ambito “cencio”. Ma nel 1954, 1955 e 1956, non riesce più a vincere e nel quartiere sembra si sia persa quella voglia di correre per il Palio. È Umberto Marconcini detto “Uccellino” che, rientrato nel suo rione, dopo aver trascorso due anni fuori città per partecipare a vari campionati di canottaggio, a rimboccarsi le maniche e a far ripartire la “macchina” Venezia. Dopo aver ripreso il gozzo, lasciato ormeggiato da diverso tempo a banchina, Umberto, che fa quasi tutto da solo, comincia subito a cercare i ragazzi del rione, per mettere su una ciurma capace di correre il Palio Marinaro.
Vengono chiamati: Marino Carnevali al timone, Nedo Pedani, Orfeo Pedani, Sirio Lomi, Oscar Savi, Mauro Gonnelli, Armando Benetti, Nedo Betti, Sirio Mazzantini, Lorenzo Calvetti, Aldo Rossi, Angiolo Montagnani, Nedo Vaiani, Armando Savi, Disma Maganini e il nostro personaggio: Ferdinando Avanzoni, che sarà scelto per far parte dell’equipaggio che correrà la tradizionale corsa.
Umberto si mette ad allenare quei ragazzi. Mescola e rimescola le voghe finché non trova quelle giuste, porta innovazioni di allenamento e ci mette, davvero, un cuore grande. Vedendoli vogare, gli altri equipaggi danno a quel gozzo il soprannome di “gozzo dell’ E.C.A” (Ente Comunale Assistenza), che aiutava i più bisognosi. Gozzo dell’ECA, perché i suoi vogatori sono di una magrezza fuori dal normale e, a quanto sembra, saltano alcuni pasti durante la settimana. Eppure, vincono lasciandosi dietro rioni più quotati come Ardenza, Borgo e Pontino. Non solo si aggiudicano il Palio del 1957, ma si ripetono anche l’anno successivo, portando il Venezia a cinque vittorie su otto Pali corsi nel dopoguerra.
Dopo gli allenamenti il gozzo dell’Eca, era aspettato dall’intero rione, o quasi, ed era acclamato con grida e applausi, specialmente dai più piccoli. Tutti aspettavano la “Volata” cioè, una partenza velocissima come quelle che si fanno durante il Palio, solo che questo scatto avveniva nei fossi e più precisamente dagli scali di via della Madonna fino all’arrivo alla spalletta dell’Isolotto. Il bello della volata non era solo la velocissima partenza a razzo, ma lo spettacolo incredibile dell’arresto del gozzo, che lanciato a tutta velocità, a circa 3-4 metri dal muro si doveva fermare usando i remi in senso contrario. Questo gioco lo potavano fare solo i grandi vogatori. In barba alla magrezza e Avanzoni c’era.
Nel 1959 Ferdinando si deve accontentare del terzo posto dopo una corsa accanita con il Borgo e il Pontino, che vince. C’è da dire, però, che al giro di boa il Venezia si vede arrivare contro proprio il gozzo dei giallo-rossi e questo gli fa perdere secondi importantissimi. Nel 1960 il suo equipaggio si piazza al quarto posto ed è il suo ultimo Palio da vogatore, anche perché, nel 1961, conosce una signorina di Casale Marittimo: Renata Orlandini che diventerà sua moglie. Curioso il modo in cui si sono incontrati: lui volontario della SVS, lei volontaria della Misericordia, assistono ad un incidente in via Cairoli e ognuno chiama la propria ambulanza. Da quell’istante non si sono più lasciati. Dopo il matrimonio vanno ad abitare nel rione “nemico”: il Pontino San Marco. Da quell’anno in poi, a tutte le Barontini e naturalmente al Palio, espone alla sua finestra l’unica bandiera del Venezia, nel rione giallo-rosso, rimasta sempre nel suo cuore.
Nella foto Nando Avanzoni è il 1° da sinistra
Articolo di Carlo Braccini – settembre 2019