Rachele Barbieri

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Rachele Barbieri e la tradizione familiare di nonno Attao

Rachele Barbieri nasce a Pisa il 15 dicembre del 1997, ma sicuramente non è pisana, infatti, vive a Livorno e ama molto la sua città.
Rachele è molto affezionata al padre, che fin da piccola le ha trasmesso l’amore per la tradizione, raccontandole storie della città, riguardanti sopratutto il nonno Renato che a Livorno era soprannominato “Attao” (Leggi qui). “Questi fu un grande campione olimpionico di canottaggio -racconta Rachele- fece parte nell’equipaggio degli Scarronzoni e nel 1926 fu campione nazionale. A quei tempi era tanta la fatica che si impiegava quando si era in barca per poter portare il pane a casa. Attao prometteva, prima ancora di gareggiare, le medaglie delle vittorie al macellaio, in cambio di carne. Era così forte che piegava i chiodi solo con le dita e agitava le damigiane di olio piene come se fossero state vuote. Insomma mio nonno era davvero forte, tanto che ancora oggi si dice:
la sai la storia di Attao e delle damigiane di olio?”

Ma torniamo a Rachele e alla sua storia. Alle scuole medie consce il progetto “Scuola in barca” e incoraggiata dal padre, che vedeva in lei la continuazione della tradizione familiare, prova a vogare con il Salviano, dove incontra Sergio Biagini, che allenava e seguiva con passione il progetto. Rachele si innamora di questo sport ed inizia il suo percorso nel 2013 nella cantina dell’Ardenza, dove però, a causa della sua giovane età, non può partecipare alle gare.

Le sue prime gare le fa da capovoga nella sezione nautica Labrone nel 2015 e nel 2016. Nel 2017 e nel 2018 voga nella cantina del Salviano e nel 2018 nell’Ovo Sodo. Rachele ama molto la tradizione e sempre riesce a conciliare lavoro, università e sport.

Dopo una giornata intensa -sottolinea Rachele- fatta di studio o di lavoro, i vogatori corrono in cantina per rilassarsi… e durare ancora fatica! I vogatori sono mossi dalla passione per la città, e quando inizia la stagione calda cominciano a sentire una forte emozione, perché nell’aria comincia a formarsi il clima di inizio gara. Sensazioni difficile da spiegare con le parole, ecco perché gli appassionati del remo invitano a provare cosa vuol dire vogare, almeno una volta”.

Rachele sta facendo la sua parte anche sotto questo aspetto, infatti, sono molte le amiche che ha portato in cantina, perché crede nella voga e pensa che le ragazze devono avere l’opportunità di sedere in barca con il remo in mano. È profondamente convinta che le gare remiere di Livorno debbano continuare ad esistere anche in futuro, sempre più splendenti.

La voga -racconta Rachele- ti cambia la vita, ti rende più forte e questo è confermato da tutti quelli che hanno praticato questo sport, ma attenzione, la forza non è solamente fisica, ma è soprattutto mentale. C’è chi viene in cantina per staccare dal lavoro, chi per staccare dai libri, chi per staccare dai tanti problemi che la vita ti pone sulla strada. Andare in cantina vuol dire scordarsi di tutto. Prima dell’inizio della gara, prima di sentire lo sparo del via, è come essere in una una campana di vetro, nella quale non ti accorgi di niente, neanche del tifo e di chi sostiene dalle spallette, sei solo concentrata su quello che avviene in gara, sulle tue compagne, sulla voce del timoniere”

Questo è lo sport di squadra -continua Rachele- non ci sono 5 persone che gareggiano per se stesse, ma ci sono 5 persone che vogano ognuna per l’altra, che si conoscono in profondità, che sanno quali difficoltà devono affrontare e mettono insieme la loro forza per essere ‘mentalmente connesse’ e formare un unico ‘corpo’. Mi piacerebbe vedere nella mia città tanti equipaggi in gara, ma purtroppo non tutte le cantine si impegnano in questo, a causa della mentalità chiusa e troppo maschile che caratterizza il mondo remiero. Ma noi continueremo a combattere, a partecipare, non molleremo mai, come questa disciplina ci ha insegnato a fare. Abbiamo la fortuna di avere uno sport che è particolare e tipico della nostra città, non perdiamo queste occasioni. Come diceva un cantiniere -a Milano questi tramonti al Molo Novo, se li sognano-”.

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