Vinicio Brondi
Un campione d’Europa
Campione d’Europa per caso: forse si se si pensa che Vinicio Brondi, una delle glorie del remo livornese, diventò canottiere solo perché a quindici anni (è nato il 6 febbraio del 1938) era già grande e grosso. «Furono Unico Marconcini e Pecchio (Canzio Vivaldi) a convincermi ad iniziare per la gloriosa Unione Canottieri Livornesi». Era il 1953. Quattro anni dopo era pronto per il primo e unico Palio della sua storia di vogatore. «Io sono veneziano di origine e mio zio era quell’Astarotte Brondi che vogava nel Venezia negli anni ’20. Dopo la guerra la mia famiglia si trasferì in Borgo Cappuccini perché Venezia era semidistrutta dai bombardamenti ed era stata dichiarata zona off-limits. A convincermi a correre con i colori bianco-neri furono Arturo Mannucchi e Franco Faraoni, il presidente finanziatore di quei tempi».
«Purtroppo ci toccò la boa numero 1 che, a quell’epoca, era molto più a terra di oggi e dove si risentiva pesantemente della risacca. Altro che vincere, se non stavi attento rischiavi davvero di finire sugli scogli e di naufragare perdendo la barca». Il Borgo Cappuccini arrivò terzo dietro al Venezia e Pontino. «Un esperienza deludente – ricorda Vinicio Brondi – che mi convinse a concentrarmi solo sul canottaggio. Così nel 1959, a ventuno anni, conquistai il primo titolo italiano con l’otto junior dell’Ucl a Bufalotti (Pisa). Il timoniere era Ghighe Langella, capovoga Stefano Bollati. Gli altri? Vincenzo Raveggi, Enrico Del Bimbo, Ennio Giusti, Roberto Menicagli, Umberto Marconcini (Uccellino), Vinicio Brondi e Franco Citi che so che è morto recentemente a Milano. Nel 1960, mi convocarono per le Olimpiadi di Roma e mi portarono in ritiro per quaranta giorni. Ma io vogavo poco e male e preferivo spassarmela con le ragazze della capitale. Andò a finire che mi sostituirono con Luciano Ciucci. Così la prima vera maglia azzurra la indossai solo l’anno dopo, a Macon, in Francia. Ero già sotto la naja ed ero stato aggregato, visto i miei trascorsi sportivi, all’armo della Marina Militare insieme a Marino Sansoni, un altro livornese. Quello fu l’anno dei successi: titolo italiano a Castelgandolfo e titolo europeo a Praga. Avrei dovuto avere come compagno di regata un altro livornese, ovvero Egidio Valli, ma una sera, a Berlino, rientrò troppo tardi e lo sostituirono con Palese. Il mitico Capo Mario Bovo creò un equipaggio misto fra i suoi e quelli della Moto Guzzi con Stefanoni (Guzzi) timoniere, Sgheyz (Guzzi), Zucchi (Guzzi), Viviani (Marina), Palese (Marina), Balatti (Guzzi), Balatti (Guzzi), Girardi (Guzzi), Brondi (Marina), e Brunello (Marina). Quell’anno disputammo 36 gare vincendone ben 29. In Germania perdemmo solo a Granau, vicino a Berlino: s’andò a fondo con l’otto prima ancora di partire».
Lui non racconta che il 10 luglio 1961, a Lucerna, nella seconda giornata di regate, un malaugurato incidente mise ko l’equipaggio italiano formato da elementi Moto Guzzi e Marina di Sabaudia per cui l’otto senior italiano, che il giorno precedente aveva vinto con merito, fu costretto a lasciare via libera al Berlineer Rooden Club.”Ai 700 metri la quarta voga dell’otto italiano, il livornese Vinicio Brondi della Marina Militare, per un colpo falso in acqua, è rimasto duramente colpito dal remo all’altezza dello stomaco e si è accasciato stordito. L’equipaggio cessava di vogare e il Brondi veniva rianimato e trasferito su un motoscafo e portato al pronto soccorso. Logicamente i tedeschi hanno avuto via libera fra la delusione del pubblico che ha così visto sfumare la speranza di un appassionante duello che avrebbe dovuto caratterizzare la riunione internazionale”.
In luglio, a Castelgandolfo, con un vento gagliardo che spazza la superficie del Lago Patria, l‘otto di Brondi conquista il titolo italiano. “Infine le barche lunghe hanno visto il titolo passare dai Corazzieri alla Marina Militare. L’equipaggio che aveva vinto a Lucerna ha riconfermato sul lago d’Albano la sua forza restando al comando dall’inizio alla fine. Un titolo italiano che regala a Brondi anche la partecipazione agli europei”. «I selezionatori azzurri decisero però di prendere quattro elementi dall’equipaggio della Marina Militare e altrettanti dalla Moto Guzzi. A Praga andammo a vogare il 24 agosto». L’equipaggio azzurro è composto da Sgheiz, Zucchi, Viviani, Palese, Baratti, Girardi, Brondi, Brunello e timoniere Stefanoni. Gli equipaggi avversari saranno gli armi di Olanda, Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia, Romania, Danimarca, Gran Bretagna, Austria, Germania e Urss. Nella seconda giornata di gare l’otto formato da atleti della Moto Guzzi e Marina Militare di Sabaudia, si qualifica facilmente così come il quattro senza della Falk di Dongo (Bosatta, Baraglia, Crosta e Galante) che poi vincerà l’altro titolo europeo su Urss e Germania. Prima batteria: 1) Germania in 5’50”60; 2) Urss in 5’56” 56; 3) Jugoslavia in 5’58”43; 4) Danimarca in 6’12”75. Seconda batteria: 1) Cecoslovacchia in 5’57”90; 2) Polonia in 6’01”44; 3) Romania in 6’03”88; 4) Olanda in 6’15”25. Terza batteria 1) Italia in 5’52”23; 2) Gran Bretagna in 5’56”97; 3) Francia in 5’58”10; 4) Austria in 6’02”60.
Nella finale, che viene disputata due giorni dopo, parte in testa la Germania e ai 500 metri è seguita da Italia e Gran Bretagna sulla stessa linea, a meno di mezza barca. Ai 1500 metri i tedeschi hanno 2” sull’Italia e 3” sulla Gran Bretagna mentre quarta è la Francia. Nell’ultima parte della gara inizia la rimonta dell’Italia che riesce a mangiare centimetro dopo centimetro ai tedeschi. Mentre la Francia e la Cecoslovacchia rimontano l’Inghilterra, le due imbarcazioni di testa piombano insieme sul traguardo tanto che la giuria prima di decidere che la vittoria è della barca azzurra per 17 centesimi di secondo, devono osservare attentamente il fotofinish. Ordine d’arrivo: 1) Italia in 5’52”23; 2) Germania in 5’52”40; 3) Francia in 5’54”1; 4) Cecoslovacchia in 5’55 1; 5) Gran Bretagna in 5’57”81; 6) Urss.
«A quel punto, grazie al successo, avevamo campo aperto e partecipammo a numerose gare. Venni anche a Livorno nel 1962 e la foto che mi ha portato (Foto Piacentini) mostra Uberto Scazzola, il presidente di allora dell’ Ucl, mentre mi premia allo Scolmatore. Nell’otto classificatosi secondo, quello di Messina, vi era un altro livornese: Roberto Biagiotti. In quell’anno andammo ai Mondiali di Lucerna con Egidio Valli, che era stato “perdonato”, al posto di Palese. Ancora una volta eravamo un otto misto con quelli della Moto Guzzi (Romano Sgheiz, Zucchi, Luciano Sgheiz, Baratti, Girardi, Egidio Valli, Vinicio Brondi, Stopeni, tim. Stefanoni)».
Si corre il 7 settembre e nella prima batteria l’Urss chiude al comando in 6’21”30 costringendo l’Italia (seconda in 6’25”36 e seguita da Inghilterra, Francia, Romania e Olanda) ad andare ai recuperi. «E fu lì, in pratica, che ci tolsero la possibilità di vincere quel mondiale. Vincemmo facilmente in 6’3”36 davanti al Giappone in 6’11”11 e alla Danimarca. Squalificata la Polonia che era l’avversario più temibile, perché aveva tagliato la strada ai giapponesi. La giuria decise però di far ripetere la gara; vincemmo nuovamente ma aumentando considerevolmente la fatica fatta. In finale la Germania partì sparata davanti all’Urss e noi ci mantenevamo in terza posizione convinti di poter venire fuori nel finale se appena le prime due avessero rallentato. Purtroppo a rallentare, per mancanza di fiato, fummo noi e così la Francia, che avevamo già tranquillamente battuto, riuscì a soffiarci anche il terzo posto». 1) Germania in 5’50”83; 2) Urss in 5’53”36; 3) Francia in 5’55”36 4) Italia in 5’57”10. A seguire Australia, Canada, Cecoslovacchia Inghilterra, Danimarca, Giappone e Svizzera. «Dopo un anno senza grandi risultati venni convocato per le Olimpiadi di Torino del 1964, ma in allenamento mi produssi una lesione al tallone d’Achille e i tempi di recupero si prospettavano davvero lunghi. Così rinunciai e decisi anche di smettere con il canottaggio anche se poi vi sono rimasto come dirigente della Barontini. Da allora fino alla pensione ho fatto il portuale”.
Articolo di Alberto Gavazzeni 2009