Paolo Bruno
Tra i personaggi del quartiere di San Jacopo non poteva mancare uno sportivo, il san jacopino Paolo Bruno, classe 1946, tuttora (Giugno 2011) abitante nella casa natia di Borgo San Jacopo 124. Paolo, nonostante le difficoltà di un’infanzia difficile, vissuta come la maggior parte dei nati nel dopoguerra, ama lo sport. E’ attratto dalla voga e all’età di 15 anni entra a far parte dei canottieri livornesi, dimostrando di essere portato per la canoa.
Dopo appena un anno dall’inizio dell’attività sportiva, partecipa alla prima gara nel K1 (500 metri) a livello provinciale e nel K2 ai campionati italiani. Continua la sua attività agonistica, sempre con i canottieri livornesi, dove militavano i leggendari “scarronzoni“, armo che praticamente nel canottaggio era insuperabile. Vince nel 1963 i campionati toscani nel K1 e nel K2 con il cugino Puntoni e conquista, sempre nel K2, un secondo posto ai campionati italiani e non è poco per un giovane di appena 17 anni.
Il 1964 è l’anno della consacrazione, vittoria ai campionati italiani nel K2 e nel K4 con atleti del calibro di Scardigli, R. Kamischi e P. Malacarne. Paolo ricorda con soddisfazione e anche un po’ di commozione la vittoria nel K4, gara effettuata a Castel Gandolfo vincendo contro ogni pronostico sull’armo favorito del Mincio Mantova allenato dal preparatore della nazionale italiana di canoa Blako. Sempre nel 1964 vince gli internazionali di Firenze nel K1 e con Kamischi nel K2. Fatto curioso, partecipa nel 1965, prima di partire per il militare all’unico Palio Marinaro, nelle fila dello Shangay contribuendo a mantenere il gozzo a 10 remi.
Nelle forze armate, in marina a Sabaudia, si cimenta nell’atletica leggera, ottenendo anche in quella disciplina ottimi risultati, arrivando terzo nel getto del peso e nei 100 metri ai campionati italiani. Riprende la preparazione l’anno dopo e vince di nuovo a Mantova i campionati italiani nel K2 e gli internazionali (gara a livello europeo) a Sabaudia e i campionati regionali del Lazio. Riceve con merito e soddisfazione nel 1966 dall’allora ministro delle forze armate, Giulio Andreotti a Roma un premio e un attestato per la vittoria dei campionati italiani.
Purtroppo per ragioni di lavoro ha dovuto cessare l’attività agonistica a soli 21 anni. Sicuramente l’Italia e Livorno hanno perso un atleta che per serietà, mezzi e grande passione, poteva raggiungere i più ambiti traguardi. Attualmente Paolo, che è un autodidatta, vive con la moglie Licia, ha tre figlie e quattro nipoti, gestisce un’affermata officina di carpenteria ed è membro dal 2001 della sezione nautica del San Jacopo 1925 in qualità di preparatore atletico dei giovani.
Tratto dal libro “Tra storia e leggenda. La cripta di San Jacopo ed il suo territorio”
A cura di Carlo Braccini.