Luciano "Pappa e Nanna" Cavalieri

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Borgo Cappuccini

Una colonna di Borgo Cappuccini

«Si è vero. Mi hanno soprannominato “Pappa e Nanna”: è stato “Pecchio” (il notissimo Canzio Vivaldi), che era il mio allenatore all’Unione Canottieri, a chiamarmi così. Diceva che assomigliavo a mio zio, Manlio Oreste Bonomo». A parlare è Luciano Cavaliere, classe 1940, per anni asse portante prima dell’equipaggio del Borgo Cappuccini e poi di quello del Pontino San Marco. «Il fratello di mia madre era uno zavorrante, Arturo Mannucchi, presidente del rione Borgo Cappuccini, mi raccontava che partivano da Livorno alle 3 di notte diretti a Cecina dove andavano a caricare ghiaia. Poi, una volta ritornati, con i corbelli che lasciavano loro un segno indelebile sulle spalle, la trasportavano lungo i trasti fino al Molo Novo. Finito lo scarico andavano a mangiare: il loro pasto era la torta di ceci da Cecco (era un omone grande e grosso che ha poi dato in affitto il suo locale), e subito dopo si addormentavano sfiniti dalla fatica e dal cibo. Da qui il soprannome di “Mangia e Dormi”».

Ma lei come ha iniziato a vogare? «A 17 anni, quasi per caso, nel 1958, Mannucchi che non trovava nessuno che volesse correre con la scia, mi chiese di partecipare. Io non ne avevo molta voglia perché non avevo mai vogato a quel modo, ma riusci a convincermi. Il risultato fu che, nella gara vinta da Giampiero Biscottino davanti a Piero Laucci e Mauro Ugolini arrivai sesto e buon ultimo». Una gara che però la condusse a remare nell’equipaggio a dieci del Borgo Cappuccini tre anni dopo e a vincere al primo colpo un Palio poi annullato.

«Nel frattempo mi ero già iscritto all’Unione Canottieri Livornesi e da allora (sono al 49 anno consecutivo) ne sono socio dopo esserne stato vogatore e dirigente. Il 1961 fu in pratica l’anno del mio debutto anche come atleta dell’UCL dove avevo Pecchio Vivaldi come allenatore e Ghighe Langella a far da timoniere. Mi schierarono subito nell’otto iole e nel 1960 andammo ai Campionati Italiani di Castel Gandolfo. La gloria fu poca visto che ci eliminarono subito. Ci rifacemmo nel 1962 e ’63 vincendo i Campionati Toscani. Noi ci allenavamo un’ora il giorno la sera, l’artiglieria da montagna (Moto Guzzi, Finanza ecc.) anche quattro cinque ore al giorno. Era evidente che se anche riuscivamo a primeggiare e a vincere nei campionati toscani la stessa cosa non poteva succedere agli italiani».

«Nel 1963 comunque ci siamo presi la soddisfazione di vincere a Santa Margherita Ligure una gara internazionale precedendo il Principato di Monaco, la Moto Guzzi junior e l’equipaggio della Canottieri Firenze. Fu la nostra ultima soddisfazione perché quell’equipaggio si sciolse per vari motivi e molti di noi smisero con il canottaggio agonistico. In realtà, nel 1969, quando il minore dei miei fratelli, Ezio, iniziò a vogare con la Stazione (l’altro, Libero, aveva cominciato tre anni prima con l’Ovo Sodo) nacque l’idea che avremmo potuto mettere insieme le forze per fare un quattro di famiglia all’interno dell’UCL. Insieme a me, Libero ed Ezio avrebbe dovuto vogare nostro fratello Vittorio mentre il timoniere avrebbe dovuto essere nostro padre Leonardo. Vittorio però non ne volle sapere di fare tanta fatica».

Per vincere il primo Palio ufficiale Luciano Cavaliere è costretto ad attendere il 1964. Per via dello stop dell’anno successivo non può sfruttare l’onda del successo e nel 1966 è il Pontino di Langella ad avere la meglio su Venezia, Ovosodo e Borgo. Il 1968 per Cavaliere è l’anno della svolta perché decide di ascoltare la sirena, nonché suo timoniere nell’UCL, Ghighe Langella e di passare nelle fila del Pontino. «Lo feci anche perché Borgo non aveva più una dirigenza. La sezione era allo sbando. E con Langella in quell’anno feci l’accoppiata Palio-Barontini». L’ultimo Palio di Luciano Cavaliere è quello del 1974: l’avventura con il Pontino è finita e lui è tornato al suo Borgo.

Sunto dell’articolo di Alberto Gavazzeni 2009

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