Giovanni "Cocchino" Di Cocco

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Corea - Fiorentina - Shangai - Torretta

Giovanni Di Cocco, un nome sempre ben vivo nelle memorie di quei livornesi che tramandano ai posteri la più grande tradizione: quella delle gare di forza ai remi. “Cocchino“, così fu soprannominato bonariamente per quel suo fisico asciutto, forse fin troppo e di media-bassa statura, fu timoniere del popolarissimo Rione di Shangay-Torretta negli anni ’70.

Seppe conquistarsi il cuore e la simpatia di migliaia di livornesi, non tanto per il suo buon timonare i gozzi ma per quella grande figura popolare che trasmetteva una sorta di carisma che forse nemmeno lui pensava di avere. Fu applaudito da migliaia di spettatori nel corso degli anni, al pari dei più quotati Falanga o “Uccellino, solo che lui non era al timone dell'”Andrea Sgarallino” o del “Costante Neri”. Chi lo ha conosciuto veramente lo descrive come uomo che ebbe un carattere bonario, spiritoso e sempre pronto alla battuta ma guai a prenderlo in giro perché da agnello si trasformava in lupo. Si racconta che nell’immediato dopoguerra si prese a pugni con due marinai americani mandandoli all’ospedale.

Giovanni di Cocco nacque a Livorno il 12 maggio 1925 nel suo Rione di Pontino San Marco e abitò in via degli Scali di San Lorenzo, a due passi dove abitò un altro grande pontinese: Alberto Lemmi detto “Yoghi”.
Nei primi anni ’50 si trasferì in via del Testaio nel cuore del Rione di Torretta dove visse fino alla sua morte. Iniziò come vogatore proprio del Pontino San Marco nel 1952 dove si classificò al 6° posto nei dieci remi. Dopo alcune apparizioni sulla gozzetta giallo-rossa (allora il Palio, fino al 1953, si correva sia a dieci e quattro vogatori per ogni rione), passò nel 1954 al Torretta dove rimase, sempre come vogatore, fino all’anno successivo. Per qualche anno non si seppe più nulla di lui.

Lo si vide riapparire nel 1967 al timone, la prima volta per Cocchino, dello Shangay dove si classificò al 7° posto nei dieci remi. Nel 1968 passò al timone del Salviano dove, nei quattro remi, ottenne il suo primo posto da podio: 2° classificato al Palio. L’anno successivo, sempre con il Salviano, ottenne la sua prima vittoria portando i bianco-amaranto nei dieci remi. Nel 1973 debuttò con il suo Torretta anche se si era fuso con lo Shangay e vinse il Palio dei quattro remi. Per tutti gli anni ’70 Cocchino rimase alla guida del Torretta.

Nel 1981, si classificò al secondo posto dietro il Salviano nella Coppa Barontini ma fu convinto che i cronometristi aggiunsero ben 40 secondi al tempo reale dell’equipaggio, l’arrabbiatura fu tale che un dirigente gettò la coppa del secondo posto in acqua. Quello fu l’ultimo anno che Cocchino partecipò ad una gara ufficiale. Nonostante avesse gareggiato con un rione diverso, il nostro personaggio, non mancò mai di dare, ogni anno, il suo contributo in denaro al Pontino San Marco, mantenendo buonissimi rapporti con i rionali e la cantina giallo-rossa.

Abitando in via del Testaio tutti i pomeriggi scendeva di casa per andare in cantina dei nero-gialli-blu che si trovava a due passi, in via A. De Pazzi. Era sempre a contatto con i vogatori con i quali aveva instaurato rapporti come un padre con i figli. Spesso pagava di tasca sua le cene agli equipaggi e se la cantina aveva qualche difficoltà anche economica, Cocchino non si tirava mai indietro. In Torretta fu amato e in città il suo nome echeggiò per tanti anni ed il suo eco lo si ode ancora forte tutt’oggi. Cocchino scomparve, a causa di un male incurabile, il 12 marzo 2004.

Articolo di Carlo Braccini

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