Mario Gherardi
Dirigente dell’Avvalorati
Quasi novant’anni, Mario Gherardi nacque il 20 gennaio del 1927, portati maledettamente bene. Si ricorda quasi tutto, «Sono le date – dice – che non rammento tanto bene», e quando parla del passato ha gli occhi sbarrati e lucidi. Ci siamo trovati nell’ultimo “avamposto” dell’ex rione Avvalorati: nel negozio di barbiere di Nino Pilli che gestisce dal 1953. E’ qui che Mario comincia a ricordare.
«Ero un ragazzetto – esordisce l’ex dirigente – e qualche barlume di aver visto correre il Capitan Launaro di Borgo Cappuccini, ce l’ho sempre. Ho conosciuto gli ultimi Palii del dopoguerra, i fascisti e i bombardamenti». Interrompendolo gli chiedo che ruolo aveva nella Sezione Nautica Avvalorati alla metà degli anni ’50. «Ero segretario – mi risponde – ma in realtà ero un factotum, facevo tutto io. Mi ricordo di quella volta che mentre facevo il giro nei negozi del rione, comprese le case di tolleranza, per raccogliere i fondi destinati alla cantina, mi fermò la Finanza che mi sequestrò,nonostante le mie suppliche, la scatola di cartone, quella delle scarpe, contenente i soldi raccolti. Roba da non crederci!».
La gozzetta per gareggiare la otteneste nel 1954 vero? «Si era il 1954. Il Presidente della nostra Consulta Popolare, il barbiere Quirino Calafati, che ebbe il negozio in via delle Galere per passare poi in via dell’Angiolo 42, fu chiamato dall’E.N.A.L. (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori che sostituì l’O.N.D. Nel 1945) dove ricevette la notizia della consegna della barca, si ricordarono, secondo noi, le imprese del Norge prima della guerra. Fu festa grande nel rione. La sede la facemmo al Bar Dino Launaro che divenne presidente e la nostra cantina fu quella che trovammo abbandonata in piazza della Fortezza Nuova. Mi ricordo anche che scegliemmo Bruno Picchi, l’ex vicesindaco, che abitava in via della Posta, come mascotte, nel 1954 avrà avuto tre-quattro anni. Il giorno prima di un Palio, non ricordo l’anno, – Mario è ora un “fiume” di parole – i vogatori vollero mangiare, oltre la bistecca, grandi porzioni di lasagne che, secondo loro, pensate un po’, andavano di moda. Un nostro vogatore, Sergio Gragnani, che noi chiamavamo Jimmy, ne fece fuori quasi una teglia da solo. Durante quel Palio i ragazzi si comportarono benissimo e, se non era per il timoniere, Aldo Coli, che andava a zig-zag, perdendo secondi preziosi, potevamo vincere la corsa e invece arrivammo terzi».
Cosa ti è rimasto impresso di quei tre anni con la Sezione Nautica? « Una cosa che mi rimane impressa anche oggi, e quella di quando Ugo Gai, un altro nostro timoniere, dipinse la nostra barca. Ugo portò la gozzetta sugli scali Bettarini e dopo averla pulita per bene, dipinse le sue fiancate a triangoli bianco e verdi ed ogni triangolo portava una sillaba in nero creando così la parola Avvalorati. Era bellissima, una novità per quei tempi. I rionali applaudirono dalle spallette quando videro quella barca. Poi, nel 1957, tutto finì. Ci levarono rione e barca che andarono al Venezia. Ci dedicammo allora al calcio e vincemmo la Coppa dell’Unità nel 1959. Poi il rione scomparve del tutto».
Tu hai anche un passato da dirigente di canottaggio gli domando – «Si, sono stato, adesso non ricordo gli anni precisi ma erano i primi del duemila, delegato della Federazione Italiana Canottaggio per due mandati da quattro anni l’uno. Ideai il “Trofeo dei Medici” che portai avanti per alcuni anni. In questi trofei si svolsero quattro gare di canottaggio tra Livorno, Pisa e Firenze. La prima gara la vincemmo noi, la seconda Pisa, la terza noi e la quarta Firenze. In quegli anni organizzai anche alcune sfilate dei gozzi ed ebbero successo». L’ex dirigente, spento l’interruttore dei ricordi, beve un caffè insieme a me gentilmente donatoci da un frequentatore del negozio di Nino. Poi si alza e se ne va salutando tutti garbatamente.
Carlo Braccini 10/09/2016