Natale "Vasco" o "Bullone" Jacoponi
Non è stato vogatore, ne timoniere o presidente ma ci siamo sentiti in dovere di ricordarlo anche se con Tito Neri si trovò spesso insieme fra gli organizzatori del Palio Marinaro. Questo articolo fu scritto dal compianto Piero Brizzi nel 1988:
“Figlio di Angelo e di… Canaccini 1901- 1963. Coi fratelli Renato e Alessandro, giovanissimi tutti, partiva da Salviano per raggiungere a piedi il porto o gli altri punti di approdo, in cerca di un po’ di lavoro occasionale. S’improvvisavano capaci d’ogni mestiere faticoso, pur di non tornare a casa a mani vuote, non di rado si adattavano a far zavorra: raggiungevano, con un barcone o un navicello, la foce del Cecina, sempre ricca di bel ghiaino, e quindi caricare di quel materiale il barcone a mezzo di pale e coffe. Le spalle e le braccia si riempivano di piaghe dopo qualche ora di quel lavoro infernale. Qualche volta capitava di dover buttare a mare il ghiaino con triplicata fatica, per l’improvviso sopraggiungere della bassa marea che minacciava di lasciare in secca il grosso scafo con rovinose conseguenze.
Ovviamente Vasco Jacoponi prediligeva vagare per il mare, con la speranza di fare miglior fortuna. L’amico Neri lo invitava immancabilmente ogni volta che si presentavano lavori di ricupero. I due si conoscevano sin da giovanissimi e si stimavano vicendevolmente. Un giorno Tito cercò vanamente il suo buon amico. Poi seppe che la squadra politica della Questura lo aveva arrestato. Chiuse in sé la sua rabbia e il dolore, bramando e aspettando tempi migliori. Vasco fu perseguito perché organizzava la lotta clandestina antifascista. Lo arrestarono in casa sua, in via San Giovanni. Non fece a tempo a disfarsi di tanti documenti compromettenti. Fu deferito al Tribunale speciale che lo condannò al confino, a Lipari, come si rileva da una vecchia foto di gruppo del 1927.
Fu poi trasferito a Ventotene dove conobbe, fra i confinati come lui, altri esponenti del Partito Comunista Italiano, fra i quali Terracini e Scoccimarro. Questi istituirono una scuola di partito, eludendo la vigilanza delle guardie carcerarie, istruendo i compagni che non ebbero la possibilità di frequentare le scuole. Vasco fu assiduo a tutti i corsi diretti dai docenti prigionieri, e fu introdotto alle scienze politiche, giuridiche, economiche e sociali. Quei grandi prigionieri lo portarono ai propri livelli culturali. Nel 1943, si liberarono i prigionieri politici e il nostro risicatore, più che mai deciso a riscattare la Patria da ogni forma di ingiustizia, raggiunge le linee dei partigiani. Corre un po’ è richiesto il più deciso intervento contro i tedeschi e le truppe fasciste.
A Lucca è fatto prigioniero e messo al muro per essere fucilato, ma i fascisti sono messi in fuga dai sopraggiunti partigiani e lo liberarono. Finita la guerra, Genova lo vuole nel suo porto, a regger le sorti di quella Compagnia dei Lavoratori del Porto. Ma non vi starà molto, perché reclamato dalla gente del mare livornese dove sarà eletto Console della Compagnia Portuale, eppoi deputato al Parlamento Italiano. Fu oratore piacevole, cordiale e alla mano con chiunque lo avvicinasse per qualsiasi motivo, anche per il solo piacere di salutarlo. Con Tito Neri si trovò spesso insieme fra gli organizzatori del Palio Marinaro e gli equipaggi.
Articolo di Piero Brizzi, 1988