Tullio e Ferdinando Malacarne
Tullio Malacarne, amico inseparabile di Tonino Perullo, è l’altro artefice, insieme all’ex-direttore della Compagnia Lavoratori Portuali Gino Romano, della gara che dal 1978 entusiasma i veri intenditori delle regate in mare: La Risi’atori. Una Competizione che incarna fino in fondo il carattere di forza e determinatezza, nonché lo sprezzo del pericolo, di quei “resolutos” che uscivano in mare con ogni tempo per guadagnarsi la pagnotta e magari salvare (possibilmente dietro compenso) qualche barca in difficoltà.
E d’altronde buon sangue non mente visto che Tullio Malacarne, nato il 23 aprile 1923 e morto nel 1997, come padre aveva quel Gino (1901-1979) a cui si devono alcune delle pagine più belle della storia remiera di Borgo Cappuccini dell’anteguerra. Gino Malacarne è uno dei dieci (gli altri erano Antonio Carlesi, Oscar Carnevali, Leonetto Taccini, Manlio Bonomo, Alpino Carnevali, Dino Launaro, Ottorino Balleri, Alessandro Carlesi e Virgilio Balleri) che sul “Capitan Launaro” guidato da Agide Carnevali superarono alla grande il “Nuova Italia” di San Giovanni che aveva al timone Ferdinando Andreoni (dei suoi componenti le cronache del tempo non ci tramandano i nomi). Gino Malacarne, la passione per il remo l’aveva in comune con il cugino Tito Neri, che negli anni ’20 diede vita alla ditta Neri, e da cui ebbe il posto di lavoro su uno dei suoi primi rimorchiatori.
«Un lavoro che allora non era pagato poi un granché – racconta il nipote Ferdinando – e così mio nonno, per mettere insieme quattro soldi per il pranzo e la cena, si vendeva le medaglie d’oro delle gare remiere prima ancora di averle vinte. E non era l’unico». Appassionato del remo e comandante di rimorchiatore Gino, appassionato del remo e comandante di rimorchiatore Tullio e poi Ferdinando, che dei risicatori sembra possedere tutte le caratteristiche, se si considera la descrizione che di loro fece Piero Brizzi: «Di solito non loquaci, reticenti ad esporre le proprie encomiabili azioni, schivi alle lodi, non consentono di attingere molto dalle loro bocche».
Tullio ha vogato per il Borgo, nei primi anni ’50, sia nel dieci che sul quattro e alla scia. Ed era una passione di famiglia visto che nel 1954 il fratello Sergio vinse, sovvertendo decisamente tutti i pronostici della vigilia, il Palio con Antignano. L’anno dopo, reclutato dal Borgo Cappuccini, si piazzò solamente al quinto posto. A Tullio Malacarne e a Tonino Perullo, si deve anche la riorganizzazione della sezione nautica e la politica di valorizzazione dei giovani. Quella dei Malacarne è una tradizione che è proseguita anche a livello della terza generazione visto che l’attuale vice-presidente della Risiatori è Ferdinando Malacarne (nato il primo agosto 1945), anche lui, a suo tempo, vogatore. Dopo aver vogato con Ardenza negli anni ’63 (quarto) ’64 (terzo) passa al Borgo e nel ’67 è quarto mentre nel 1976 con Manlio Ageno, Piero Costanzo, Alessandro Ciari, Alessandro Mainardi, Sirio Sostegni, Massimo Carnevali, Roberto Lomi, Fabrizio Mondolfi, Franco Perullo e Bruno Leonardini come timoniere, e nel 1977 con Massimo Crovetti, Sergio Di Natale e Maurizio Grassini al posto di Carnevali, Costanzo e Mondolfi. L’anno dopo manca il tris nel Palio ma vince la prima edizione della Risiatori ed anche la Barontini. «Quel Palio potevamo anche vincerlo noi di Borgo – racconta Ferdinando Malacarne – visto che alla prima boa eravamo praticamente appaiati ai rossoverdi di Ardenza che poi se lo aggiudicarono. Un’onda anomala ci strappò però i remi di mano tanto che finimmo all’ultimo posto. Malgrado l’incidente riuscimmo a recuperare la calma e a produrre un disperato forcing che ci consentì di arrivare secondi».
Poi si ritira dal remo attivo ed entra a far parte del Comitato del Palio per due anni (entrerà anche in quello della Barontini) continuando comunque a seguire la gara che più gli sta a cuore, ovvero quella della Risiatori che ha segnato la fine della sua attività agonistica, ma anche l’inizio di quella da dirigente. Attualmente è vice-presidente della sezione nautica di Borgo e responsabile del campo di gara della maratona del mare.
Articolo di Alberto Gavazzeni del 2000