Ernat Mica
L’impegno per far conoscere la tradizione remiera
Ernat nasce il 19 gennaio del 1984 a Shijak in provincia di Durazzo, in Albania. All’età di dieci anni lo “adotta” la città di Livorno, la quale verrà ricambiata dal vogatore con amore profondo. Il primo rione che impara a conoscere è il Magenta dove va ad abitare, appena venuto nella sua nuova città. Nel 2000 fa amicizia con svariati ragazzi che vogano nell’Antignano e lo convincono a prendere il remo in mano per i colori di quel quartiere. Ed è in quell’anno che Ernat rimane affascinato dallo sport tradizionale livornese. Uno sport, quello della voga, che gli entrerà nel sangue. Con l’Antignano rimane per una sola stagione per seguire Mister Danti ed approdano, insieme, in quel dell’Ovo Sodo per poi passare al San Jacopo.
“Feci parte del fantastico gruppo, giovanissimo – rievoca Ernat – bianco-verde che diede del filo da torcere a tutti, compresi i grandi, per qualche anno. Quel gruppo dimostrò che in realtà basta fare un buon vivaio del Minipalio per poi passare i giovanissimi vogatori nei dieci remi”.
“Dopo quattro anni con il San Jacopo, ci fu la tragedia di Jacopo Maffei: giovane vogatore, mio caro compagno di barca, bianco-verde che perì tragicamente in un incidente stradale (il gozzo fu intitolato a lui). Non me la sentii di concludere la stagione, perché stavo molto male e seguii, ancora una volta, il mister Danti sulla gozzetta del Magenta. Dopo un anno con i bianco-rossi ne passai altri quattro sul Fabbricotti, dove, con altri compagni, coordinai la lotta contro gli accorpamenti. Combattemmo una battaglia persa fin dall’inizio, tutto il nostro impegno non produsse il risultato sperato e le cantine purtroppo da 16 passarono a 8”.
“Dopo gli accorpamenti – prosegue Ernat – feci parte dell’equipaggio del Pontino San Marco per 3/4 anni, poi ritornai di nuovo al San Jacopo fino ad arrivare nel 2019 dove sono oggi: il Labrone. Per me il Labrone rappresenta un punto di partenza per vivere la nuova esperienza che mi sono prefissato con il coinvolgimento di ragazzi che non sapevano niente delle gare remiere, e grazie a questa mia iniziativa cerco di diffondere maggiormente questa bellissima tradizione”.
“Ho portato alcuni amici della Curva Nord a vogare, anche se alcuni di loro non avevano mai assistito a una gara remiera. La scorsa stagione hanno vogato per la prima volta, mentre altri amici ci hanno sostenuto venendo a vedere le gare e facendo il tifo. Giovani che talvolta non sono apprezzati da tutti per i loro modi di fare, ma io posso garantire che sono bravi ragazzi. Con loro ho girato, e giro, tutta l’Italia per seguire il calcio, con un senso di appartenenza verso la nostra città e questo ha contribuito a far conoscere le nostre tradizioni e la nostra storia”.
“Bisogna dire che questi ragazzi hanno portato una ventata di allegria e di tifo. Belli i loro colori fatti di fumo, specialmente alla Coppa Barontini, colori che si sono amalgamati molto bene alle nostre tradizionali gare marinare”.
Articolo di Carlo Braccini – settembre 2019