Bruno Nicoletti
Quando i gozzi andavano in letargo nelle gallerie
(Articolo di Luciano De Majo): “Il vecchio dieci del Venezia gettato lì, sul prato, in mezzo all’erba lunga. A pochi metri, l’imbocco di due gallerie permette di intravedere, anche se nella penombra, un uomo curvo intento a mettere le mani su una barca. Una scena indubbiamente suggestiva che si consuma al rimessaggio delle imbarcazioni del Comitato Palio Marinaro, all’interno della Fortezza Nuova.
Profumo di storia, in quell’antro. Profumo di tempi passati, mentre il rumore dei passi di camminamento a fianco dei gozzi a riposo restituisce la sua eco, nel silenzio più completo. Adagiate su alcuni supporti di ferro appoggiati alle pareti, le barche sulle quali ogni anno si disputa il Palio. Un angolo dimenticato per alcuni. Per molti addirittura sconosciuto, ma sicuramente affascinante. Si cammina al centro del corridoio lasciato libero dai gozzi. A destra spunta il giallo della prua dell’Ilio Dario Barontini, risponde poco distante lo stupendo rosso dell’imbarcazione del Venezia, mentre fuori piove e il vento soffia forte.
E’ l’inverno livornese nel quale però i gozzi del Palio trovano riparo grazie all’ospitalità della Fortezza, custoditi con grande cura da un maestro d’ascia che non può essere dimenticato nella rosa dei personaggi delle gare remiere livornesi. Si tratta di Bruno Niccoletti. C’è chi, nell’ambiente del Palio, lo chiama “il matto“, ma lui è uno di quei pochi che le imbarcazioni le conoscono davvero, in tutti i loro particolari. Berretto da marinaio sempre in testa, voglia di scherzare che non passa mai, è proprio lui, Bruno Niccoletti, a “vegliare”sui gozzi in letargo“.
(Continuazione di Carlo Braccini): “Bruno, Ardenzino purosangue, nasce nel 1938 e le barche, il mare e la voga gli scorrono nelle vene. Uomo factotum, allenatore, timoniere, maestro d’ascia e cantiniere, decise di entrare nel mondo del Palio soprattutto come timoniere. Oltre al Fabbricotti, Rione che gli è sempre rimasto nel cuore, è stato timoniere di Ardenza, dell’Antignano, giovanili del Pontino San Marco e Gorgona. Dal 1973, fino a qualche anno fa, riparava, ed era in grado di costruire, i gozzi con fasciame costituito da due strati di “tranciato di cedro” fissati da colla marina con uno spessore di 12 centimetri. Misure che non dicono molto ai più, ma che costituiscono, nel loro insieme, una ricetta capace di garantire ai gozzi una certa “immunità” dal variare della temperatura e una maggiore sensibilità alla sollecitazione della vogata.
Bruno Niccoletti, per quel suo modo di essere, di comportarsi bonariamente, è sempre stato nel cuore dei tifosi livornesi. Con la sua figura caratteristica e divertente, mi viene da ricordare quella Barontini in cui si presentò, al timone del Fabbricotti, vestito da scozzese o quella volta vestito da marinaio. Questo personaggio, sempre impresso nelle nostre memorie, ha sempre saputo dare, oltre che il suo importante contributo specialistico, quel tocco in più agli equipaggi da lui condotti, rimanendo nei nostri cuori come personaggio divertente e diverso. Grazie Bruno.
Articolo di Luciano De Majo, 1991