Giovanni Persico
Giovanni Persico detto il Moro
Giovanni Persico nacque a Livorno il 16 settembre del 1911 ed è stato una figura emblematica e carismatica del suo Pontino. Quasi più nessuno si ricorda di lui, lo facciamo noi adesso. Se ne andò nel 1979, in punta di piedi, piano piano, come se, lasciandoci, non volesse essere notato e pensare che ha fatto cose sublimi, importanti per il Palio, il canottaggio e la città. Eppure, è stato uno Scarronzone, uno che fece tremare il mondo del canottaggio internazionale con la vittoria ai Campionati Europei di Amsterdam nel 1937 e il terzo posto ai Campionati Europei di Milano nel 1938, oltre a molte vittorie in Italia.
Per quanto riguarda il Palio Marinaro della nostra città c’è da dire che oltre ad essere stato uno dei suoi rifondatori, è stato tra quelli che hanno aperto per la prima volta la cantina del Pontino diventandone allenatore e timoniere. Non sappiamo da cosa derivi il suo soprannome, forse dalla sua pelle molto scura specialmente d’estate.
Uno che lo ha conosciuto abbastanza bene è stato il mio grande amico Giorgio Sonetti, classe 1936 ardenzino purosangue e campione al remo di Ardenza e Pontino, nonché allenatore e timoniere dei rossoverdi ardenzini. Ci siamo incontrati in “casa sua”, all’Ardenza, e più precisamente alla Rotonda e…: “Cominciai a vogare nel Pontino nel 1966 – esordisce Giorgio – e ci rimasi fino al 1972. Con i giallorossi vinsi il Palio del ‘66, ’67 e ’68 e il mio allenatore fu proprio Persico mentre al timone c’era il grande Elio Langella detto ‘Ghighe’. Il primo impatto che ebbi con il ‘Moro’ non fu dei più felici, mi sembrò troppo serio, burbero e mi fece impressione. Rideva pochissimo ma con il tempo, imparandolo a conoscere, mi dovetti ricredermi perché si dimostrò una persona squisita e anche simpatica, soprattutto quando avevamo finito gli allenamenti. A proposito di allenamenti – ricorda ancora Giorgio – Il Moro fu anche il mio allenatore, insieme a Unico Marconcini e ‘Pecchio’ ai canottieri. Era il 1960. Stavamo facendo le selezioni per le Olimpiadi e ricordo che Persico era rimasto con quella preparazione all’antica, mentre Unico aveva più innovazioni e noi ci trovavamo in difficoltà e non sapevamo a chi dare retta. Ci portavano a vogare mattina e sera e non c’eravamo abituati, perché si lavorava. A fine allenamento, come si dice a Livorno, eravamo sfatti. Con noi c’era anche il grande Elio Langella detto ‘Ghighe’ che era al timone e fu proprio lui che mi volle a vogare sul Pontino. Ho dei bellissimi ricordi di quei tempi e a pensarci mi viene la pelle d’oca”.
Giorgio ha un attimo di pausa poi… “Te devi sapere che il Moro, molto spesso, passava di Venezia con il suo furgoncino che adoperava per qualche lavoretto arrotondando lo stipendio. Passava sempre alla stessa ora vicino al bar di Mirella che ai tempi era il “covo” dei Veneziani, soprattutto dei vogatori. Ma anche i biancorossi lo aspettavano, il motivo? Gli sfottò. Era capace di tenere testa anche a otto-dieci veneziani e il loro gridare si sentiva anche da decine e decine di metri. Si sfottevano, naturalmente, per le gare. In quelle discussioni accanite non mancò mai il rispetto e dopo amici più di prima”. Questa è una delle caratteristiche dei livornesi veraci come fu Giovanni Persico detto il Moro”.
Di Giorgio Sonetti vorrei dire, e lui ci tiene, che ha vinto cinque Pali da vogatore: tre con il Pontino e due con il suo Ardenza, tre Pali da timoniere-allenatore e cinque Barontini. Fu lui a riportare il Pontino a 10 remi in campo di gara, dopo molti anni che correva solo con la gozzetta. Giorgio detiene il record della Barontini che si correva di giorno. Niente male!
Articolo di Carlo Braccini – agosto 2020
Nella foto Giovanni Persico è quello vestito e seduto sugli scalini