Renzo Quercioli

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Venezia

Vinse il Palio della rinascita

Renzo Quercioli, nato nel 1913, è il più aitante dei suoi tre fratelli. Ama sfoggiare un paio di baffi sottili e piace sicuramente alle donne grazie agli occhi chiari e al fisico possente. Trova lavoro in Cantiere e alla Metallurgica. Prima dell’inizio della guerra si sposa con Isola Rondina, sorella di Edoardo, Beppe e Nedo, e nipote del grande Mario Balleri, lo Scarronzone soprannominato Ballero che tante vittorie riportò in quegli anni ’30.

Il 26 maggio del 1939 nasce il secondogenito a cui dà il nome del padre, Athos e il 18 ottobre del 1941 è la volta di Ivo. La prima era stata Neda nel 1938 e come quartogenito era nato Ubaldo. Alla fine della guerra Renzo lavora alla bonifica del porto recuperando il ferro delle imbarcazioni affondate. Da un rapporto del Genio Civile dell’epoca risulta che nel porto di Livorno erano affondati oltre 150 scafi a seguito dei bombardamenti e della furia dei tedeschi che prima di ritirarsi fecero saltare tutte le navi. Nove piroscafi erano stati affondati tra il Fanale e la testata sud della curvilinea (Bocca Sud), otto tra la testata della diga Marzocco e la Meloria (Bocca Nord), sette nell’avamposto, undici nel Porto Mediceo, cinque nel bacino Cappellini, uno nel Bacino Firenze, quattro nel Canale della Foce mentre nella Darsena Marittima erano stati calati a picco 40 navicelli.

Dieci bastimenti giacevano nel bacino Vittorio Emanuele III, due nel canale di accesso al porto, due nella Darsena, undici nel Canale Industriale, tre in quello dei Navicelli, dodici nella Darsena dei Calafati, sette nella Darsena Pisa, venti nella Darsena Vecchia e uno nella Darsena Nuova. Spesso partecipavano alle operazioni di recupero anche i palombari come dimostrano le foto d’epoca. «Quando non ve ne fu più – ricorda uno dei figli – pur di portare a casa il pane per farci mangiare (quelli erano tempi davvero grami) iniziarono a smantellare la ferrovia e i vagoni con cui avevano fino ad allora portato via i rottami». A detta dei figli fu anche uno di coloro che, con Italo Piccini, rifondarono la Compagnia Lavoratori Portuali nel dopoguerra.

Per quel che riguarda la sua carriera di rematore Renzo Quercioli inizia alla grande vincendo, nel 1931, con il Venezia la gara dei giovani. L’anno dopo passa sul gozzo dei seniores che si classifica soltanto quarto dietro al Borgo di Agide Carnevali, la Portuale e il San Giovanni. Nel 1933 va anche peggio: il Venezia Nuova su “Andrea Sgarallino” arriva solo quinto in uno dei pochi Palii in cui a trionfare non fu il Borgo. Vinse infatti il San Giovanni che schierava sull’”Italia Nuova” una serie di giganti del remo (timoniere Leonetto Taccini, Cesare Nosiglia, Bruno Magagnini, Ottorino Balleri, Mario Masolini, Ubaldo Bottigli, Renato Balleri, Giuseppe Costa, Cesare Pampaloni, Virgilio Balleri, Otello Cardini, Amleto Natali) davanti a Borgo, San Jacopo e Barriera Margherita.

Nel 1934 Renzo Quercioli, oltre a dedicarsi al canottaggio con la Portuale, torna al suo vecchio amore, ovvero il gozzo a quattro. In Aprile con il gozzo a dieci del Venezia si classifica quarto nella terza edizione della gara Interprovinciale per Polisportive disputatasi a Piombino vinta dal Magona. Il 20 maggio con i colori della Portuale vince a Firenze nelle iole di mare a quattro di punta e il 10 giugno a Viareggio conquista il titolo toscano con lo stesso tipo d’imbarcazione.

Nelle iole di mare a otto con timoniere juniores la Portuale è solo terza superata dall’Ucl e dall’Arno di Pisa. Poi, in un Palio decisamente autunnale disputatosi il 16 settembre, sempre per Venezia si impone sull’Ilva di Portoferraio e la Magona. Il 16 giugno 1935, a Bocca d’Arno, conquista il suo secondo titolo toscano, ma questa volta con la “Fides” dell’Unione Canottieri davanti alla Canottieri Firenze nelle iole di mare a 4 vogatori e timoniere juniores. Nell’otto i “Delfini” bianco-blu finiscono solo terzi e il titolo va a Pisa. Nel Palio a quattro invece il San Giovanni-Venezia è solo terzo dietro a Ilva e Magona.

Dal 1936 al 1939 è nel Dopolavoro della Metallurgica e partecipa a gare a dieci e a quattro riservate ai Dopolavoro. Nel 1939 torna a vincere davanti agli equipaggi della Portuale e dell’Oto. In tempo di guerra (siamo nel 1941) con la Metallurgica prende parte al Palio. E’ solo un terzo posto dietro Accademia Navale e Oto. La ripresa del Palio, nel dopoguerra, lo vede per l’ultima volta protagonista: infatti fa parte di quell’equipaggio del Venezia che s’impone sul Borgo e sul San Jacopo. Renzo Quercioli ha già 38 anni e lo escludono dall’equipaggio che avrebbe vogato l’anno successivo.

L’idea di abbandonare non gli piace ed allora, dopo aver creato un equipaggio, detto dell’ Eca perché raccogliticcio, con gli uomini che venivano lasciati a terra per “raggiunti limiti d’età” (fra cui suo cognato Giuseppe Rondina) lancia la sfida. Venezia A e Venezia B si affronteranno qualche giorno prima della gara per decidere a chi tocca disputare il Palio. A vincere è l’equipaggio di Renzo, ma i dirigenti del rione, malgrado la promessa, daranno via libera all’equipaggio (timoniere Bruno Brucioni, Canzio Vivaldi, Edoardo Rondina, Umberto Marconcini, Bruno Chimenti, Giovanni Berni, Settimo Ballucchi, Armando Savi, Edoardo Savi, Danilo Vivaldi, Ivano Salvadori) che poi si aggiudicherà il Palio del 1952.

Articolo di Alberto Gavazzeni 2007

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